Archivi categoria: editoria

Addio, Luigi Bernardi

Ho appreso stamattina della scomparsa di Luigi Bernardi, un autore a me molto caro di cui ho sempre apprezzato la scrittura e la cordialità.

QUI la mia recensione di Maddalena e le apocalissi e QUI il suo sito.

Mary Zarbo

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Più libri più liberi

Ricordiamo a tutti gli amici lettori che passano da questo blog che a Roma dal 7 all’11 dicembre ci sarà la Fiera della piccola e media editoria.

QUI il programma e tutte le informazioni utili.

 

I Quaderni di Fantascienza

Riceviamo e pubblichiamo volentieri il seguente

COMUNICATO STAMPA

Una nuova voce per la fantascienza italiana: I Quaderni di Fantascienza

In uscita in questi giorni, per i tipi delle Edizioni Il Papavero, il primo numero de I Quaderni di Fantascienza.

Si tratta di una nuova collana, curata dallo scrittore Vito Introna, che ospiterà racconti SF d’impianto tradizionale, firmati non solo da autori già noti al pubblico specializzato, ma anche da nuove e promettenti leve dell’ambito fantascientifico italiano.

Sia il curatore Introna – egli stesso autore SF, da poco approdato in libreria col romanzo Antiche Guerre Cosmiche – che l’editore, Donatella De Bartolomeis, si dicono convinti della necessità di varare una nuova testata antologica, in un panorama editoriale non sempre pronto a recepire le novità: si assiste infatti a un forte ritorno della fantascienza, dal cinema alla televisione, ai videogame. A tanto fermento non sembra però corrispondere un’adeguata presenza in libreria.

L’iniziativa de I Quaderni di Fantascienza punta allora a cercare di colmare tale lacuna, nel tentativo di smuovere le correnti dello… spazio fantascientifico di casa nostra, valorizzando nel contempo i numerosi talenti che hanno entusiasticamente posto la penna al servizio della nuova rivista.

Il primo numero, dal titolo L’alieno in te, ospita racconti di Elvira Scarpello, Diego Bortolozzo, Luigi Milani, Alessio Gallerani e Marco Milani.

Edizioni Il Papavero

www.edizioniilpapavero.com

edizioniilpapavero@libero.it

Tel. +39 338 7780160

Contro l’editoria a pagamento: il caso dell’editor in maniototo

Non so quanti di voi stiano seguendo le disavventure del “redattore da laboratorio”, un editor anonimo che lavora presso una casa editrice a pagamento. Nel suo blog, Editor in maniototo, se ne possono leggere di cotte e di crude. Un articolo apparso su Books Blog.it a firma di Lara Facondi, ce lo ricorda. Segnalandolo in maniera egregia a tutti coloro che ne sono all’oscuro. Del blog e di cosa si possa nascondere dietro le  quinte di una casa editrice a pagamento.

Riportando di seguito l’articolo di Lara, vi lasciamo con un mistero: il nome, il volto – l’identità, insomma –  di quest’uomo (o donna?) e delle sue dolenti, eversive, grottesche e sconcertanti memorie del sottosuolo italoneozelandese.

Quello che vado a porre alla vostra attenzione è un blog sul mondo dell’editoria, ideato da chi, al suo interno, occupa una posizione privilegiata. Ma non di editoria in generale si parla, bensì di quel ramo del settore attaccato, condannato, tollerato e, in alcuni casi, anche difeso, che è l’editoria a pagamento. L’ignoto autore del blog, che vi consiglio caldamente di leggere, è un editor che per utilizzare un abusato luogo comune “sputa nel piatto in cui mangia”. E lo fa in maniera egregia. Immaginiamo che il suddetto redattore lavori in quella che definisce una caga editrice e che dopo anni di silenzio e budella attorcigliate abbia deciso di mettere a conoscenza l’universo della rete di cosa accada davvero negli uffici di un editeuro. Ma andiamo con ordine. Per chi non l’avesse intuito la caga editrice “espelle nel mondo le cose scritte dai pagautori”, termine designato per coloro che “esborsano denaro per vedere le proprie opere pubblicate”, mentre l’editeuro , che citavamo qualche rigo più su, “decide a quali traspiranti scrittori indirizzare una proposta editeuriale che compia il loro destino di scritteuri“. Ho citato solo alcuni dei termini coniati dallo sconosciuto editor, ma nel blog troverete un lungo ed esilarante glossario. I post raccontano aneddoti, invitano a riflessioni, o propongono delle c-plots , ovvero delle trame a puntate ambientate ovviamente nella caga editrice (da lì la “c”). Per ora c’è la storia di Polonio alla ricerca dell’editor perfetto e “L’invasione dei canoscritti” ancora in corso d’opera (se vi affrettate potete recuperare le prime tre puntate e aspettare con ansia le altre). Ma cos’è, vi sarete forse chiesti, “‘sto Maniototo”? L’autore spiega in inglese (e proviamo a tradurre) che si tratta di una desolata pianura neozelandese, ma soprattutto, per Janet Frame, scrittrice internata per otto anni in un manicomio e autrice appunto di “Vivere in Maniototo”, di un rifugio mentale. La scelta di pescare, per il titolo del blog, dalla produzione letteraria di Janet Frame dovrebbe dare la misura di quanto nello spazio virtuale dell’Editor in maniototo il confine tra follia e realtà sia labile. Ma non vuol dire che i racconti sulla quotidianità di una casa editrice a pagamento siano inventati, soltanto che al grigiore delle vanità degli scrittori e dell’avidità dell’editore si siano voluti opporre i colori della fantasia e della creatività. Uno sfogo costruttivo, insomma.

 

Giornata mondiale del libro 2011

Oggi si celebra la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore.

Festeggiamola comprando, regalando, leggendo un libro!

QUI maggiori info e l’elenco di alcune manifestazioni in giro per l’Italia.

Supermarket24

 

Supermarket24

Matteo Grimaldi

Camelopardus editore

Pagine 224
Prezzo: € 14,00

 

Cominciamo le nostre recensioni con un bel romanzo uscito lo scorso anno.

L’autore, Matteo Grimaldi,  già apprezzato per Non farmi male, una raccolta di racconti edita da Kimerik, con Supermarket24, Camelopardus editore, conferma la sua bravura e si fa apprezzare per una cresciuta sensibilità.

Luca Sognatore, da cameriere a commesso del reparto ortofrutta di SpesaPiù, è un attento osservatore della più varia umanità.

Ha difficoltà a distinguere i vari tipi di verdura ma riesce bene a capire (da poche parole e particolari fisici) una persona.

Le sue critiche, la sua ironia, il suo sarcasmo bersagliano clienti e colleghi eppure, in certe situazioni, il giovane si mostra dotato anche di empatia e compassione.

La prima giornata di Luca al supermarket, quindi, è scandita da vari episodi, incontri e divagazioni mentali tra pesche e meloni,  il tutto condito da una spruzzata di trasporto amoroso verso una collega.

Alcuni brani ci fanno sorridere, altri temere per le sorti di Luca e altri ancora ci commuovono a sorpresa. Basti pensare a Lory, la macellaia tradita.

“Eri sicura di te.(…) Il giorno dopo da sola. (…) Dopo diciannove anni di matrimonio, da sola. Hai sempre creduto ad ogni favola. Hai sempre creduto. Perché quell’amore era tutta la tua vita. Nessun maledetto particolare. Poi scopri qualcosa che non deve esistere, che distrugge il sorriso, e che lo fa per sempre”.

Il finale non è scontato e la “Postfazione ringraziamentosa” chiude degnamente un bel romanzo da leggere e da regalare.

Mary

 

Chi scrive non è sempre uno scrittore…

Negli ultimi mesi si sono intensificate le pubblicità di “editori” a pagamento in tv, giornali, siti e altri mezzi di comunicazione.

Assioma comune di questi “signori” è che se hai scritto qualcosa è un tuo diritto pubblicarlo.

L’esperienza della scrittura, dai primi anni di vita in poi, non ci autorizza a definirci “scrittori”, così come chi cucina ogni giorno per la propria famiglia non si arroga certo il titolo di chef.

In rete abbiamo trovato una interessante e acuta riflessione sull’argomento e vogliamo riportarne qui alcuni brani.

L’autore è Giampaolo Simi.

<<Io amo giocare al calcio. Ho tutto il diritto di farlo e infatti una o due volte alla settimana lo faccio. Per fare questo, talvolta, sostengo volentieri qualche spesa. Nessuno però paga per venirmi a veder giocare a calcio e di conseguenza nessuno mi paga per farlo. Perché? Perché sono oggettivamente una pippa. Lo ero a vent’anni e lo sono, a maggior ragione, adesso. Ma non mi importa: mi piace e nessuno deve impedirmi di farlo. Sarei però semplicemente patetico se nel mezzo di una cena mi definissi, magari con un pizzico di nonchalance, “un calciatore”. Sappiamo tutti chi è un calciatore: uno che viene pagato da una società sportiva per giocare al calcio. Che sia il San Bortolino o l’Inter fa un po’ di differenza nell’ingaggio e nel livello, certo, ma il discrimine è chiaro.
Io sono uno dei milioni di italiani che semplicemente “giocano al calcio”. Neppure il San Bortolino ha mai pensato che i miei piedoni a randello meritassero un rimborso spese di cinquanta euro al mese (lordi).

Oggi mi imbatto in una manchette sul sito de La Repubblica. Lo slogan inizia con una protasi castrante e angosciosa: “Se qualcuno ti dice che non sei un vero scrittore…” (“vero” è anche scritto in corpo maggiore, ad aumentare la frustrazione). Nell’apodosi però arriva il raggio di speranza, il grido di riscatto: “Mandalo in una libreria la Feltrinelli.” Per terminare con un ammiccante: “scopri com’è facile”.
E facile lo è. A patto di averci i soldi, ovvio. Mandi il file al server de Il mio libro (collegato a kataweb e al gruppo La Repubblica-Espresso), scegli il formato e la copertina, paghi e rievi le copie a casa. 50, 100, 500. Alcune di queste saranno disponibili nelle librerie Feltrinelli dove lo scettico e malevolo “qualcuno” potrà trovarlo e ordinarlo, per poi presentarsi alla prossima pizzata con la copia da farti autografare e mostrare ai commensali, ammettendo contrito: “Non credevo che il mio amico fosse un vero scrittore e, invece, guardate qua.”
A promuovere questo bieco malinteso non è qualche scaltro tipografo di provincia, ma sono due grandi gruppi editoriali italiani, per giunta situati in area progressista. Peccato che, alla fine della fiera, il concetto non proprio progressista è chiarissimo: per essere un “vero scrittore” basta che paghi. Non dico questo perché penso che sia volgare mischiare i soldi con la letteratura. Sono anzi convinto che ti puoi definire scrittore quando qualcuno ti paga e investe per pubblicare quello che hai scritto. Tanto o poco, fa la differenza, come nel calcio, ma il discrimine rimane chiaro.
Non è una difesa di una corporazione, perché questa corporazione non esiste e non esisterà mai: non esiste e non esisterà mai un albo o un’abilitazione professionale che consenta di esporre targhe di ottone con inciso “scrittore”. Ma proprio questa ragione funziona anche all’inverso: non è titolo che qualcuno ti possa vendere a qualche migliaia di euro, come una laurea o un diploma fasullo.

Spacciare un librificio per corrispondenza come una rivoluzione dal basso significa anche negare che esistano una competenza, un talento e un ruolo propri del narratore. Tutte cose che, invece, riconosciamo naturalmente a chi sa far crescere una vigna o delineare un piano di ammortamento, centrare l’angolino da trenta metri o far cantare quattro pistoni come se fossero nuovi.>>